Tutto il resto è noia: Califfo o Leopardi?
Qui l'unico divertimento è lo studio... tutto il resto è noia. Parole di Giacomo Leopardi. Più di un secolo prima del califfo. Due mondi opposti che si incontrano in una frase. Anche se entrambi accomunati da un termine: poeta.

Era nato in cielo Franco Califano: sua madre lo aveva partorito il 14 settembre 1938, tra le file di sedili di un aereo in volo sopra Tripoli, allora italiana.
E chissà se il suo carattere eccentrico, lunatico, sopra le righe; ora aspro ora delicato, talvolta gigionesco e sarcastico ma più spesso velatamente malinconico e amaro, non sia dovuto anche a questa sua origine ‘celeste’.
Il 30 marzo scorso “Er Califfo” è deceduto, sicuramente portandosi in cuore altri brani di poesia e motivi musicali unici e preziosi come quelli che tanto hanno deliziato ed emozionato i suoi ammiratori.
Se ne è andato pacatamente, senza troppo disturbare ma, per non smentire il suo spavaldo comportamento in vita, ha fatto incidere sulla lapide cimiteriale la frase beffarda, quasi minacciosa e anche ricca di fanciullesca illusione: ”Non escludo il ritorno” titolo e verso di una canzone presentata al Sanremo 2005.
Tante composizioni, pregevoli per senso lirico del testo e illustrate da melodie altrettanto calibrate -sue o create da raffinati amici musicisti- sono degne di figurare nell’Olimpo del canto italiano.
Ma quella di maggior successo, da tutti citata e che meglio rispecchia l’intima natura e l’estro poetico di Califano nonché la sua vena disincantata, struggente e nichilista, è senza alcun dubbio: “Tutto il resto è noia” frase che oltre a dare il titolo all’opera, compare anche quattro volte nel testo.
Pochi però sanno (e chi ne è a conoscenza non l’ha esplicitamente sottolineato) che il nostro cantautore ha preso in prestito detta locuzione dal sommo Giacomo Leopardi che in una sua lettera (raccolta nell’Epistolario con data 30 aprile 1817 e indirizzata allo stimatissimo scrittore Pietro Giordani), scriveva testualmente:
“Cosa vi è di bello in Recanati che l’uomo si curi di vedere o d’imparare? Niente! Qui l’unico divertimento è lo studio … tutto il resto è noia!”
Non è dato sapere se il Califfo abbia operato il plagio coscientemente oppure se inconsciamente si sia talmente immedesimato nei panni del più illustre ‘Collega’ da attingerne il profondo e segreto spirito creativo.
E non è una questione di diritti d’autore, il cui periodo di valenza è oramai da tempo scaduto, ma semplicemente un difetto di eleganza e di fair play di Franco nei riguardi dell’inimitabile Poeta de “L’infinito”.
Senza contare che sarebbe stato simpatico e avrebbe contribuito ad aggiungere lustro, valore e vanto all’opera dell’artista romano, far comparire negli elenchi SIAE, al fianco del suo nome, quello di Giacomo Leopardi in veste di ‘paroliere’.
Non me ne voglia il buon Califano se ho riferito questo particolare: io sono stato, sono e rimarrò un suo convinto estimatore, sinceramente grato per i suggestivi momenti trascorsi in compagnia delle indimenticabili poesie e musiche che ci ha regalato.f.b.
Luca :
Un "grazie" per la precisa descrizione e la gradevole lettura. | martedì 12 luglio 2016 12:00 Rispondi